Rubrica EGING

LE ATTREZZATURE DA EGING:

“Il Mulinello”

Le Origini:

Il mulinello da fonti sicure sappiamo che ebbe origini Cina, ma Il suo primo antenato fu probabilmente uno stecco intorno al quale un pescatore aveva avvolto la lenza di troppo. Già nell’antico Egitto, il filo veniva trattenuto in modo ordinato su un pezzo di legno o di osso provvisto di perni alle estremità.

Nei documenti letterari, la prima prova del mulinello da pesca proviene da un'opera del IV secolo d.C. intitolata “Vite di famosi immortali.” La prima rappresentazione nota di un mulinello da pesca proviene da un dipinto di Southern Song (1127-1279) eseguito nel 1195 da Ma Yuan (della dinastia Sung (960-1280) chiamato "Pescatore su un lago invernale", che mostra un uomo seduto su una piccola barca di sampan mentre lanciava fuori la sua lenza. Questa è la prima testimonianza in cui un pescatore utilizza chiaramente una canna provvista di mulinello e sembra che in Cina questo fosse in uso fin dal 300 d. C.

                                                                                                             

Un altro mulinello da pesca era presente in un dipinto di Wu Zhen (1280-1354).  Il libro Tianzhu lingqian (Holy Lections from Indian Sources), stampato tra il 1208 e il 1224, presenta due diverse illustrazioni xilografiche di mulinelli da pesca utilizzati.  Un Vangelo in pergamena armena del XIII secolo mostra una bobina (sebbene non raffigurata così chiaramente come quelle cinesi).  Il Sancai Tuhui, un'enciclopedia cinese pubblicata nel 1609, presenta la successiva immagine conosciuta di un mulinello da pesca e mostra vividamente la puleggia del verricello del dispositivo. Queste cinque immagini sono le uniche che presentano mulinelli da pesca prima dell'anno 1651.

Per quanto riguarda i mulinelli occidentali non c’è, o non se ne conosce, l’inventore. Nei vari trattati inglesi del XVII secolo si parlava del mulinello [chiamato winch (verricello) o wind (dal verbo omonimo che significa girare, avvolgere)] come di uno strumento noto, che si era evoluto a poco a poco. I mulinelli di quel periodo erano interamente di legno duro, prima di noce o di quercia, poi di mogano e di palissandro, quando questi cominciarono a essere importati in grandi quantità. 

In questo articolo parleremo del componente di vitale importanza per la nostra tecnica dell’eging:

                                                                                         Il Mulinello

                                                                                                           

Vedremo come sceglierlo, le misure più corrette, la velocità, il rapporto prezzo/qualità, la manutenzione, insomma tutte quelle che sono le caratteristiche su cui puntare maggiormente. Affidarsi unicamente al consiglio di un negoziante se non si conosce il prodotto può indurci ad acquisti errati. Al contrario, se comunque si pratica la pesca da molto tempo sarà più facile fare la nostra scelta. E’ consigliabile sempre per chi comincia non spendere troppo nella combinazione mulinello canna, ma neanche troppo poco per evitare di incappare in spiacevoli situazioni che possono compromettere l’azione di pesca e a lungo andare  far stancare il neofita che pratica questa splendida tecnica. Quando nacque l’eging in Italia, intorno alla metà degli Anni ‘80 si praticava un vero e proprio spinning ai cefalopodi, fatto di moltissimi lanci e recuperi più o meno veloci, utilizzando mulinelli spesso inappropriati, alle volte sottodimensionati o troppo veloci. In alcuni casi pescare con un mulinello troppo piccolo significava doverlo cambiare perché se avevamo avuto la fortuna di fare molte catture importanti, all'inizio della nuova stagione iniziavamo a pescare probabilmente con l’alberino piegato. Sotto  le foto di alcuni mie mulinelli con cui ebbi l’onore di iniziare,  che hanno visto tante catture che oggi farebbero sognare i pescatori più esperti e bravi.

                                                                                                           

Se si dispone di un budget economico discreto, è sempre preferibile investire la somma maggiore di denaro, nel mulinello per diverse ragioni, anche se comprare un buon mulinello non significa obbligatoriamente andare su marchi super blasonati come Shimano o Daiwa, dove spesso si paga il marchio. In commercio si trovano validissimi “Muli” con un buon rapporto prezzo qualità, vedi Akami con due modelli ottimi per questo tipo di pesca, come il Tora e l’Excel.

                                                                                                            

Ma veniamo subito all’argomento taglia del nostro mulinello. Questa è una scelta di vitale importanza sia per bilanciare bene la nostra canna, ma fondamentalmente ci dovrà trasmettere sensibilità sulla percezione dei movimenti della nostra esca sia in fase di lancio che nel momento del recupero.

La taglia corretta va da una misura 2500 ad una massima di 4000, anche se a mio avviso la ritengo un po’ eccessiva, pertanto diremo che l’optimum è 2500 o 3000.

La scelta della taglia ovviamente ci consente, non sempre di avere una bobina più capiente. Dico non sempre perché esistono sul mercato anche bobine a basso profilo con capacità di imbobinamento minori, le match.

                                                                                                           

A noi basterà poter imbobinare comodamente da un minimo di 100/ 120 m, ad un massimo 150 m. di trecciato del diametro medio dello 0,08.

Per chi è alle prime armi suggerisco diametri leggermente superiori per evitare inutili parrucche anche se queste spesso sono determinate da una scarsa qualità del mulinello e un errato imbobinamento.

Per i neofiti, consiglio sempre di vedere cosa riporta la bobina come capacità, perché se si imbobina il trecciato senza una precisa accortezza, ci si troverà ad avere un imbobinamento errato che comprometterà la distanza nel lancio. Questo avviene perché la bobina non è stata caricata in maniera sufficiente. Sul fianco della bobina sono riportati dati costruttivi di basilare importanza.

Infatti, anche se non sempre , si trova scritta la capacità della bobina per l’imbobinamento sia del Nylon che del trecciato, ad esempio in questa forma : Nylon(lb-yds) 6-230. 8-170.10 140

Vediamo cosa significa. Lb sta per indicare le libbre(unità di misura riferita ad un peso, dove una libbra=453 gr.)    -yds indica le yard(unita di misura riferita ad una distanza, dove una yard= 91,4cm).

Il primo numero ossia 6 è riferito alla capacità di Diametro/resistenza ossia 6 libbre, circa 3kg. che mediamente in un Nylon corrispondono ad uno 0,18 mm di diametro(dipende anche dalle case costruttrici). Il secondo numero 230 sono la capacità in yard della bobina con quel preciso diametro.

                                                                                                                  

Come vedete questa bobina riporta la scritta Nylon, e le capacità di imbobinamento e Power Pro (marca di trecciato) e relativo imbobinamento.

Quindi il mio consiglio è di vedere la capacità della bobina, e fare due conti anche se un po’ approssimativi ma che ci orienteranno nella procedura corretta di imbobinamento. Faccio un esempio.

Se ho una capacità di imbobinamento di 200 m di filo  0,20mm(6 lb),e voglio caricare un trecciato dello 0,10mm, dovrò crearmi una base utilizzando  del Nylon(o filo specifico chiamato backing), anche scadente ma possibilmente nuovo, ad esempio con uno 0,20 mettendoci circa 140 m di nylon e poi imbobinare il nostro trecciato. Con il tempo e la pratica  impareremo a fare questi riempimenti ad occhio, l'importante è non eccedere, ma anche evitare di creare quel famoso scalino, segno di un mancato riempimento. Nel caso abbiate dei dubbi fatevi indicare da chi è molto pratico il punto fino a cui colmare la bobina. Un altro sistema veramente comodo e preciso può essere il seguente. Occorre prendere un mulinello con una bobina che ha le stesse caratteristiche della nostra su cui vogliamo mettere la base(backing) più il trecciato, oppure basterà solo una bobina uguale alla nostra. Si avvolgerà su questa seconda bobina in sequenza, prima il trecciato, poi arrivati alla fine con opportuno nodo di giunzione uniremo trecciato con il backing (base) e completeremo l’avvolgimento sulla bobina fino al livello ottimale. Il passo successivo basterà prendere il capo finale del nostro nylon di riempimento, legarlo con un nodo molto leggero sulla bobina del mulinello che vorremmo utilizzare e iniziare l’avvolgimento. In questo modo i due fili si invertiranno di posizione, il nylon costituirà la base e il trecciato verrà imbobinato ad un livello ottimale. La base è di vitale importanza per evitare che il trecciato possa girare su se stesso scorrendo sull’alluminio della bobina.

Un corretto imbobinamento vi consentirà di fare lanci più lunghi, abbinato ad una bobina larga, ed eviterà inutili “parrucche” (grovigli di filo).

Oggi tutti i mulinelli hanno riportato sulla propria confezione le caratteristiche che li contraddistinguono, per cui potremo leggere il peso, il rapporto di velocità di recupero(Gear Ratio), il numero dei cuscinetti, capacità di imbobinamento, tipo di imbobinamento(ad esempio se con spire ad X), e altro.

Importante è ad esempio non farsi false idee in base al numero di cuscinetti di cui dispone il mulinello.

Il numero non indica il prestigio e la qualità del nostro “Reel”, ma sarà la qualità dei cuscinetti che ne determinerà la fluidità, la resistenza e la durata nel tempo.

Ricordatevi di scegliere un mulinello con ottima fluidità di giro manovella, questo vi consentirà di sentire anche le “toccate” più leggere.

Vediamo ora la cos'è il “Gear Ratio” o rapporto di velocità.

Il rapporto di velocità indica quanti giri fa il rotore(bobina)intorno al suo asse, con un giro di manovella.

Mi spiego meglio spesso vediamo scritto 5:1,(si legge 5 a 1). 

Significa che per un giro completo di manovella, avrò cinque giri di imbobinamento filo.

Spesso si trova anche scritto quanti cm, vengono avvolti ogni giro di manovella, ma non sempre è indicato.

Con una semplice formula matematica si può fare il calcolo prendendo le misure della bobina.

Il rapporto di velocità, facendo i dovuti calcoli, ci indica quanto filo viene recuperato ogni volta che facciamo un giro completo di manovella.

Un rapporto lento come può essere un 4:1 è indicato per pesche a grossi esemplari, che richiedono movimenti e presentazione delle esche meno veloci.

Per predatori con grandi velocità di attacco delle loro prede, sarà utile utilizzare mulinelli veloci ma non troppo.

Il calamaro anche se apparentemente lo vediamo muoversi a bassa velocità, è capace di rincorrere e catturare le sue prede con grandi scatti e velocità fulminee. La seppia è leggermnete più tranquilla e sedentaria da questo punto di vista.

Nella nostra tecnica il rapporto ideale a mio avviso per eccellenza è il 5,2:1 , ma possiamo spaziare da un 4,8:1 a un 5,6:1. Dipende anche molto da come si pesca, ovvero dal tipo di movimenti/recupero che noi eseguiamo.

Ad una persona che comincia questa tecnica e non ha mai pescato a spinning, consiglio sempre di acquistare un mulinello che ha un avvolgimento a spire incrociate del trecciato, questo permette una corretta distribuzione del filo nella bobina affinché nell’operazione di lancio, il trecciato possa uscire più velocemente mantenendo una corretta disposizione. Nei mulinelli economici , dettato da esigenze di costi, queste caratteristiche non sono presenti e si rischiano sempre dei grandi e irreparabili grovigli.

Veniamo ora al discorso tipologia di frizione. Nel passato ho utilizzato molti modelli con frizione posteriore, perché mi tornavano molto comodi nell’aprirla e chiuderla durante i recuperi. Poi con l’esperienza e con modelli sempre più performanti sono passato alla frizione anteriore.

                                                                                                            

Le manovelle, e i pomelli

Esistono fondamentalmente due tipi di manovella, quella singola e quella doppia(double handle).

                                                                                                            

La scelta dipende dai gusti e dalle abitudini personali.

In passato utilizzai molto la doppia manovella trovandomi davvero bene, mi dava quella sensibilità che nella singola non trovavo, forse perché avendo più leva, riuscivo a percepire meglio agni piccola asperità del fondale e trovavo grande beneficio, sulla ferrata e sul recupero.

Oggi ve ne sono in commercio di mille specie e dai mille prezzi. Pertanto prima di comprare dal primo sito, girate e confrontate, ne troverete in carbonio e alluminio, o completamente in alluminio, o ergal. Insomma per tutti i gusti.

In seguito sono usciti i pomelli maggiorati(power Knob) per le manovelle singole.

La loro realizzazione è nata per mantenere un contatto maggiore con la preda , quindi per affrontare il combattimento con specie ittiche molto potenti.

Ma in realtà non è solo questo. Avere un pomello maggiorato, significa anche avere più sensibilità e nelle jerkate stile Japan evitare che questo possa sfuggire di mano, una superficie maggiore e quindi una presa migliore.

Oggi sul mercato ne esistono di tutti i tipi, e di diverse misure da abbinare alle varie taglie dei mulinelli. Sono costruiti in Eva,e / o abbinati a parti in ergal o duralluminio, oppure in allumino aeronautico, resistente alla corrosione della salsedine. Sul mercato si trovano da tuti i prezzi, la customizzazione del nostro mulinello spesso sarà semplice specialmente se si seguono le istruzioni.

Per chi vuole maggiori spiegazioni sulla customizzazione può vedere il mio canale Youtube, Eging Guru Channel Tv. Con l’occasione vi invito ad iscrivervi e a seguire le mie spiegazioni in merito a tutto ciò che riguarda l’eging e le recensioni dei nuovi prodotti.

In fine, ma solo come argomento e non come importanza, vediamo la Manutenzione del nostro mulinello.

Una accurata manutenzione ci consentirà di avere sempre un attrezzo performante, che non ci abbandona durante le nostre sessioni di pesca, ma cosa ancora più importante, non ci pianta in asso con la preda della nostra vita.

Vediamo cosa fare e cosa non fare a livello generico.

Oggi i mulinelli dispongono di diverse tecnologie che in alcuni casi sigillano la parte interna degli ingranaggi, non permettendo ad acqua e sporco di penetrarvi; generalmente questa caratteristica è disponibile su modelli di punta di varie case costruttrici.

In questi casi potremo passare il nostro mulinello sotto l’acqua corrente di un rubinetto, evitando se possibile di capovolgerlo. Mai Acqua Calda!!!!! Poi terminata l’operazione di lavaggio, fate girare con la manovella il rotore in modo che possa espellere l’acqua, e scuotetelo per eliminare gli ultimi residui. Fatelo asciugare per almeno un paio di giorni all’aria ma non al sole prima di riporlo. Se si tratta di mulinelli non schermati, o non sigillati bisognerà fare particolare attenzione. Si può in questi casi adoperare un nebulizzatore e se possibile recuperare l’acqua dai condizionatori di casa, o usare acqua distillata, ma andrà bene anche acqua del rubinetto purché non contenga troppo calcare. Non fidatevi di chi dice di metterli sotto il rubinetto indistintamente; l’anno dopo se ancora girano, avrete tanta ruggine all’interno del corpo e gli ingranaggi faranno fatica a scorrere fluidi, specialmente su mulinelli di fascia economica. Una volta nebulizzata l’acqua sul mulinello, passate un panno morbido cercando di asciugarlo in tutte le sue parti. Lasciatelo fuori dalla scatola almeno un giorno per permettere di completare l’evaporazione dell’acqua. Ma si può anche inumidire un panno e passarlo bene in tutti i punti importanti, anche se forse con il nebulizzatore raggiungiamo zone del nostro mulinello difficilmente accessibili con il solo panno, vedi cuscinetto guidafilo. Prima di riporli alcuni mulinelli, generalmente la fascia più economica, avranno bisogno di oliare o ingrassare alcuni componenti. Fare molta attenzione al guidafilo che rimanga pulito e che giri sempre bene.

Utilizzare solo olio e grasso specifico per questo tipo di manutenzione, non esagerare con le quantità.

Un saluto e un ringraziamento a tutti gli Amici di Sud Pesca e a chi con tanto impegno ci segue.

Nel prossimo capitolo parleremo di “ Totanare”, gli EGI

Paolo Gavazzeni

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